aleteia-1 in formato pdf
- Aleteia come autentico essere, realtà divina, rivelazione (uso giovanneo) Questa accezione radicata nel dualismo ellenistico determina sostanzialmente l’uso di aleteia nella lettera agli Ebrei e su di esso si fonda poi l’uso giovanneo che però è in complesso nettamente e altamente personale. Negli scritti giovannei aleteia indica la sfera del divino in quanto 1) è contrapposta alla sfera demoniaca di cui è prigioniero l’uomo in seguito al peccato 2) manifesta se stessa ossia è anche rivelazione. In questo Giovanni collima con il dualismo ellenistico-gnostico , ma se ne distacca per il fatto che egli non concepisceil dualismo fra il principio divino (aleteia) e quello demoniaco (pseudos) in senso cosmologico pur esprimendolo in forma mitica (Io 8,44), anzi non li intende nemmeno come realtà sostanziali ma soltanto come pure possibilità dell’esistenza umana. Analogamente la rivelazione è una parola che si ascolta che si ascolta ossia è anch’essa una possibilità offerta all’uomo. Questi , con la ribellione a Dio e col peccato, si è precluso l’aleteia e non può certo riconquistarla di sua iniziativa e con le sue forze; lo può soltanto se accetta la rivelazione che gli viene gratuitamente dall’alto rinunciando all’orgogliosa affermazione del suo io. Non dunque attraverso un addottrinamento razionale o esoterico e nemmeno attraverso un allenamento delle facoltà psichiche l’uomo può conoscer e possedere la aleteia ma soltanto con la umiltà della fede.
Una particolarità dell’uso giovanneo di aleteia è che nei singoli casi la parola racchiude tutti i significati e tutte le sfumature semantiche acquisite nella sua storia, in modo però che uno fra essi risulti particolarmente accentuato. Così dalle parole di 8,44 desunte dal linguaggio della mitologia gnostica balza evidente l’antitesi fra la sfera divina e quella demoniaca , ma risulta anche indirettamente che l’aleteia è fonte di vita , mentre tutto ciò che non proviene da essa è fonte di morte; risulta che l’aleteia si manifesta come energia determinante il comportamento della persona . (…)
In tal modo la parola aleteia può acquistare negli scritti giovannei una singolare duplicità di significato: quando Gesù dice aleteia si può intendere questa espressione tanto nel senso comune e formale di dire la verità quanto quello specifico di annunziare oralmente la rivelazione (8,40.45). La medesima duplicità di significato si ritrova alla affermazione relativa al Battista (5,33) e in 18, 37dove il concetto di aleteia risulta particolarmente accentuato dalla domanda di Pilato , mentre le parole che seguono confermano che la aleteia in quanto rivelazione del divino non può essere afferrata da chiunque in virtù di un libero atto conoscitivo umano, ma soltanto da chi è già inserito nella realtà di vita divina.
La aleteia in quanto rivelazione è in Io 8,32; 2 Io 1. La conoscenza e l’accettazione della “verità” rivelata trasformano la stessa struttura interiore dell’uomo. Ciò risulta soprattutto in Io 8,32 dove sarebbe un grossolano errore intendere aleteia in senso formale , ossia come verità di fatto , in quanto la parola non indica evidentemente una qualunque conoscenza obbiettiva, ma soltanto la conoscenza della rivelazione.
Ma che la rivelazione non sia un sistema di principi o concetti né una dottrina cosmologica o soteriologica , bensì un appello che si realizza in concreto e personale incontro , è dimostrato dal fatto che essa è inscindibile dalla persona e dall’opera di Gesù (17, 17-19): egli reca l’aleteia non come una semplice comunicazione verbale, ma “santificando per essa” e quindi puoi dire come in 14,6.
La rivelazione non è quindi mezzo per un fine ma è insieme strada e fine ; è insomma un’operazione divina. Questa caratteristica essenziale è adombrata anche in 1,14-17.
La frase in 4,23non significa che la retta adorazione deve essere un fatto interiore fondato su una conoscenza di Dio “vera” , cioè purificata da scorie antropomorfiche , bensì che essa è radicata nella partecipazione alla vita stessa di Dio e nella rivelazione e quindi in ultima analisi in Gesù che attua la rivelazione ed è l’unico tramite fra l’uomo e Dio. L’espressione pneuma tes aleteias – con cui in 14,7 ; 15,26 e 16,13 viene designato il Paraclito promesso da Gesù prima di lasciare i suoi – è indubbiamente l’interpretazione giovannea del concetto tradizionale di pneuima aghios (così si esprime anche Giovanni in 14,16 ) elargito alla comunità. Il senso primo di pneuma tes aleteria è Spirito di Dio , in quanto sono attributi della divinità . Ma quando si legge lo spirito è chiaro che Giovanni intende sempre la “verità”divina come l’energia salvifica della rivelazione ; per lui infatti la funzione è quella di continuare la rivelazione nella comunità ; per questo in Io 5,6 il pneuma che “reca testimonianza” può essere identificato senz’altro con aleteia.
Perciò l’aleteia in quanto viene annunziata può significare la retta dottrina e il psuedos quella falsa (I Io 2,21) .
Essendo la “verità” la stessa energia vitale della comunità cristiana in 3 Io 12 la testimonianza resa può essere definita testimonianza e sempre per questo motivo la comunità può dire di “collaborare con la verità” col suo concreto comportamento cristiano: (3 Io 8). Questa partecipazione vitale alla aleteia è il vincolo che stringe in unità i credenti e perciò l’autore di 2 Io (usando una formula epistolare) puo’ descrivere i suoi lettori come in 1 Io 1-3.